Vietnam

Viaggio in Vietnam, l'ennesima Odissea. Parte 3: La beffa.


Ed ecco la terza ed ultima parte del mio viaggio in Vietnam!

... la dipendente della China Airlines non mi trova nella lista dei passeggeri... 

le mostro la stampa della mia prenotazione, e lei mi spiega candidamente che, poiché ho perso il volo d'andata, hanno cancellato la prenotazione del ritorno… ovviamente ad Osaka nessuno mi aveva detto niente a riguardo quando avevo chiesto assistenza.

 


Finalmente un colpo di fortuna!

Il personale vietnamita al check-in devo ammettere che ce l’ha messa tutta per aiutarmi, cerca fino all'ultimo un modo per trovarmi un posto, ma purtroppo l'aereo è già tutto pieno. Dunque non mi rimane che confidare nelle mie poche energie residue e trovare una soluzione.

Grazie a San Iphone e alla connessione wi-fi scroccata in una caffetteria dell’aeroporto trovo un biglietto low cost per il giorno dopo con scalo a Manila, Filippine, e riesco a sistemare la questione volo. 

Ora non mi rimane che trovare una sistemazione per dormire. Quasi per caso mi viene in mente un conoscente vietnamita che vive ad Ho Chi Minh, col quale due anni fa ho scambiato due chiacchiere e il contatto facebook durante la tratta di treno Milano – Lugano. Non ho nulla da perdere, e nonostante dubiti sul fatto che si ricordi ancora di me, e ancor di più che mi rispondi in breve tempo, gli mando comunque un messaggio per chiedere informazioni su qualche hotel economico, estremamente economico, ma senza troppi scarafaggi o muffa sul materasso… e, con mia grande sorpresa, ricevo una risposta dopo appena dieci minuti:

‘’Certo che mi ricordo di te! Non preoccuparti, appena esco da lavoro passo a prenderti…’’

Finalmente un colpo di fortuna!

Dopo un’ora circa mi raggiunge in aeroporto col motorino, mi porta immediatamente a prenotare una stanza in un hotel per dieci euro a notte (mi sarei aspettato di peggio all'interno, però almeno sembra pulito) e, sette di sera ormai, abbiamo anche tempo per mangiare in un locale "impossibile da trovare per i turisti" (queste le sue parole, fiere ed impettite) ricco di piatti per me bizzarri ma interessanti: raviolo gommoso di riso con dentro gamberetti, pasticcio strano di riso e qualcosa di fritto e croccante, da mangiare rigorosamente con un sughetto di pesce asprigno dall'odore poco invitante, e i classici noodles in brodo bollente con carne, nonostante i 30 gradi della notte Saigonese.

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La parte più interessante della serata!

Ma la parte più interessante della serata è il giro in moto dietro di lui che fa da guida per le strade di Ho Chi Minh, o Saigon, che dir si voglia... mi sono sentito un autoctono, in mezzo all'impressionante fiume di moto nelle strade della città, tra uno slalom e l'altro, evitando la gente che attraversa a caso le strade e gli altri motorini assassini. 

Ma, cosa più importante, finalmente sono riuscito ad ascoltare racconti interessanti sulla cultura e lo stile di vita dei vietnamiti, dal momento che l’inglese del mio nuovo amico è molto più che fluente e siamo riusciti a comunicare senza problemi, cosa che invece risultava difficile con i miei amici a Da Lat... 

Seguendo le sue parole ho appreso che all'interno del paese esistono 4 diversi Vietnam: nord, centro, sud e isolette, con dialetti così differenti da risultare delle lingue quasi incomprensibile per gli stessi vietnamiti, e con influenze anche sul cibo e sulla cultura. Per concludere, secondo lui l’unificazione imposta tra nord e sud è solo una forzatura politica che non ha niente a che fare con le diverse identità presenti nella nazione. 

Un po' di foto mentre correvamo in motorino:

 

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E la birra bevuta seduti per terra sul marciapiede in mezzo alla movida vietnamita:

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Verso le dieci torno in hotel e crollo, sfinito dopo una giornata alquanto surreale. 

Dormirò anche durante tutto il viaggio di ritorno su entrambi gli aerei, e verso le nove di sera finalmente atterro ad Osaka, che appare così pulita e ordinata rispetto al Vietnam...

Considerazioni finali su questa avventura: l'ennesima odissea, ma ne è valsa la pena. Ho scoperto un paese interessante, povero ma attivo: la gente comune riesce a guadagnare solo lo stretto necessario per sopravvivere dignitosamente giorno per giorno, riuscendo a trovare, molto più di noi occidentali, il tempo per divertirsi e godere delle piccole cose, senza l’esigenza di strafare. Non si ammazzano di lavoro come i giapponesi, ma finiscono alle sei di lavorare e si radunano per mangiare e bere ogni sera tutti insieme, con meno soldi ma forse più felici.

 

 

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